Il declino dei borghi italiani: come salvarli con turismo e innovazione

Mag 23, 2025 | Attualità e cultura

Nel cuore della penisola, tra colline silenziose e montagne custodi di memorie secolari, si trovano borghi italiani che rischiano di scomparire. Queste piccole comunità soffrono di un fenomeno sempre più evidente: lo spopolamento. Giovani che migrano verso le città, mancanza di servizi, isolamento digitale e scarso interesse da parte delle istituzioni sono alcune delle cause del loro declino. Emerge quindi una domanda: si può fermare questo processo? La risposta arriva da esperienze concrete in cui turismo e innovazione sono strumenti chiave. Questo articolo analizza il binomio turismo-innovazione con l’obiettivo di capire come queste leve possano ridare slancio a territori dimenticati. Parleremo del contesto generale, forniremo dati aggiornati, racconteremo storie di successo e insuccesso e cercheremo di immaginare il futuro possibile di questi luoghi. La “main keyword” è quindi una sfida concreta per l’Italia dei prossimi anni.

Un patrimonio in crisi tra sfide e opportunità

I borghi italiani rappresentano un patrimonio artistico, culturale e identitario unico in Europa. Molte di queste località conservano architetture medievali intatte, tradizioni popolari ancora vive e un legame profondo con il territorio. Tuttavia, dietro la bellezza apparente si cela una realtà fragile. Negli ultimi sessant’anni, più di 2.300 comuni italiani hanno registrato un costante calo demografico, con perdite che in alcuni casi superano il 50% della popolazione. Le regioni più colpite sono quelle dell’entroterra appenninico, come Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria, ma il fenomeno interessa anche aree montane del Nord e piccoli centri collinari del Centro Italia.

Le cause sono molteplici: mancanza di lavoro, invecchiamento della popolazione, carenza di strutture sanitarie e scolastiche, difficoltà di connessione infrastrutturale e digitale. Questo spopolamento ha ripercussioni dirette sul tessuto economico e sociale, portando con sé la chiusura di attività locali e l’abbandono degli edifici. Tuttavia, questo contesto di crisi può aprire a nuove possibilità. In molti casi, un turismo lento, attento e sostenibile ha dimostrato che è possibile innescare un processo inverso. Allo stesso modo, l’uso mirato di tecnologie e innovazione sociale può creare nuove forme di abitare questi luoghi. Per farlo, serve volontà politica, visione strategica e investimenti adeguati.

Dati recenti e iniziative ufficiali

Secondo l’ISTAT, al 2023 oltre il 55% dei comuni italiani aveva meno di 5.000 abitanti e più di 1.000 hanno visto la propria popolazione dimezzarsi rispetto al 1951. Il Rapporto “Riabitare l’Italia”, elaborato da un gruppo di studiosi guidato dal sociologo Antonio De Rossi, evidenzia che circa 3 milioni di abitanti vivono in “aree interne” a rischio spopolamento. Se la tendenza non sarà invertita, entro il 2050 si rischia di perdere oltre 6.000 borghi.

Tuttavia, segnali positivi emergono. Grazie al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) oltre 1 miliardo di euro è stato destinato alla rigenerazione dei borghi. Questi fondi sono stati assegnati a due filoni principali: progetti pilota per 21 borghi selezionati con bandi ministeriali e finanziamenti a 229 borghi storici in stato di degrado avanzato. Il Ministero della Cultura ha evidenziato che questi interventi puntano non solo alla ristrutturazione degli spazi urbani ma anche alla creazione di nuove economie: laboratori artigianali, spazi di coworking, residenze artistiche e hub digitali.

Il ruolo delle reti e delle comunità locali

Amministrazioni locali, imprenditori, associazioni culturali e sociali sono protagonisti del cambiamento. Organizzazioni come Borghi Autentici d’Italia, Legambiente e ANCI hanno sviluppato linee guida e progetti condivisi per favorire una rinascita sostenibile. Un ruolo fondamentale è giocato da piccole imprese innovative, startup digitali e cooperative di comunità, che introdurranno nuovi modelli economici nelle aree marginali. Ad esempio, alcune realtà stanno sperimentando il co-living rurale, dove professionisti freelance scelgono di vivere e lavorare temporaneamente nei borghi, portando nuove competenze e vitalità.

Anche il settore turistico si è evoluto: tour operator e piattaforme come Airbnb spostano sempre più l’attenzione verso esperienze autentiche, coinvolgendo le comunità locali nella progettazione dei servizi. Inoltre, università e centri di ricerca stanno valutando l’impatto dei nuovi modelli abitativi e turistici, raccogliendo dati e best practices da cui trarre ispirazione per politiche di lungo periodo.

Casi di successo e sfide persistenti

Negli ultimi cinque anni, numerosi borghi hanno avviato percorsi di rigenerazione sostenuti da fondi pubblici o iniziative private. Tra gli esempi significativi: Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo si è ripopolata grazie a incentivi economici per giovani imprenditori; Grottole in Basilicata ha sviluppato il progetto Wonder Grottole in collaborazione con Airbnb per il turismo esperienziale; Ostana in Piemonte è un riferimento di progettazione sostenibile, premiato dall’ONU tra i migliori esempi di vivibilità montana.

In ognuno di questi luoghi è stata attivata una strategia ibrida, tra conservazione della memoria e sperimentazione. Tuttavia, permangono numerose sfide: la gestione dei fondi pubblici, la continuità delle iniziative, l’attrazione di investimenti privati, il superamento della burocrazia e soprattutto il coinvolgimento reale dei cittadini.

Impatto sulla vita quotidiana

I progetti di rilancio dei borghi italiani impattano direttamente sulla qualità della vita di chi li abita. Quando un borgo si rivitalizza, i benefici sono immediati: si riaprono scuole chiuse da anni, nascono nuove attività commerciali e si riattivano relazioni sociali. In alcuni casi, il ritorno alla vita nei centri storici ha generato anche un senso rinnovato di appartenenza e fiducia. Per i giovani, nuovi modelli di economia diffusa, basati sul digitale, sulla creatività e sulla valorizzazione delle risorse locali, rappresentano opportunità concrete per tornare in territori altrimenti abbandonati.

Tuttavia, i cambiamenti portano anche nuove esigenze: formazione, aggiornamento tecnologico, connessione internet stabile e modelli di governance trasparenti e inclusivi. Le cooperative di comunità sono strumenti preziosi per mantenere il valore prodotto all’interno delle comunità stesse. Il turismo, se ben gestito, può inoltre equilibrare il flusso economico lungo tutto l’anno, rompendo la stagionalità e contenendo lo spopolamento. Le iniziative che mettono al centro la qualità della vita prima ancora della quantità di visitatori sono quelle che promettono i migliori risultati a lungo termine.

Opinioni divergenti

Non mancano visioni divergenti sul modello di rilancio dei borghi. Chi promuove il turismo diffuso sottolinea che questa formula consente di decentralizzare i flussi turistici dalle grandi città, distribuendo sia benefici economici che carichi ambientali. «Riscoprire un borgo è un viaggio nella nostra identità culturale», afferma Francesca Merzagora, presidente dell’associazione Borghi Più Belli d’Italia. Molti sindaci vedono nel turismo e nell’innovazione la chiave per resistere alla marginalizzazione.

Tuttavia, alcuni studiosi e attivisti evidenziano il rischio che i borghi diventino scenografie svuotate della loro autenticità, trasformandosi in prodotti turistici. La “disneyficazione” minaccia l’equilibrio tra ospitalità e vita quotidiana. Mario Cottarelli, urbanista e autore del saggio “Vuoti attivi”, invita a diffidare degli slogan facili: «Non basta aprire un B&B o una bottega per risolvere decenni di abbandono. Serve un piano di trasformazione strutturale, non un maquillage stagionale.»

Prospettive future

Guardando ai prossimi anni, lo scenario per i borghi italiani è complesso. Il successo dipenderà dalla capacità di costruire un modello integrato che tenga insieme cultura, economia e società. Alcune regioni stanno tracciando linee guida più avanzate: il Piemonte ha approvato una legge sui “Borghi Smart” mentre in Emilia-Romagna un piano per la digitalizzazione dei piccoli comuni è in corso. A livello europeo, il programma New European Bauhaus offre possibilità significative per chi investe in rigenerazione, sostenibilità e inclusione.

In questo contesto, la crescente attenzione verso il turismo lento, la mobilità dolce e le filiere corte potrebbe rendere i borghi italiani protagonisti di un nuovo paradigma di sviluppo. Le politiche nazionali pongono sempre più enfasi sulla resilienza dei territori. Il vero cambiamento, tuttavia, prenderà forma solo se le comunità locali saranno protagoniste del proprio futuro. Evitare che i borghi diventino solo “cartoline viventi” e investire su innovazione partecipata può trasformare una crisi in una nuova primavera per l’Italia interna.

Conclusioni e riflessioni finali

Il declino dei borghi italiani: come salvarli con turismo e innovazione non è solo una questione demografica o economica; è soprattutto una sfida culturale e sociale. È in gioco l’identità di un Paese che si è formato attorno ai suoi centri minori, alla vita comunitaria e alle differenze territoriali. Salvare questi luoghi significa conservare la memoria, ma anche progettare un futuro. È cruciale superare la logica dell’assistenza temporanea per abbracciare uno sviluppo duraturo, che dia protagonismo ai cittadini e valorizzi le loro capacità.

Il turismo esperienziale e l’innovazione sociale non sono soluzioni universali, ma strumenti preziosi se integrati con visione e lungimiranza. Per i lettori di jestes.it, la questione dei borghi è lo specchio di una più ampia riflessione sul presente e sul futuro possibile della società italiana. È importante restare informati, sostenere le buone pratiche e partecipare attivamente ai cambiamenti in corso. Solo così possiamo dire con rinnovata dignità e speranza: “Jestes” — tu sei — parte di questo viaggio.

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